Ha iniziato ad “acciuffare” la verità con le parole sin da bambina e dopo, in quinta superiore, come a tanti succede si è innamorata di Carducci, di Pascoli e ha cominciato ad interessarsi alla tecnica poetica. Marta Giusti è nata nel 1990 vive a Cecina. “Fogli” è il suo primo libro di poesie.
Laureata in Storia, ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Pisa con una tesi sulla diplomazia italiana nel fascismo. È una docente di scuola secondaria. Nel 2013 è stata tra i finalisti del concorso “Granelli di parole”, VIII edizione, con la sua favola I Visi Dipinti. Dall’età di vent’anni non ha mai smesso di scrivere poesie.
Si sente molto influenzata da Alda Merini e Antonia Pozzi; definisce le proprie poesie femminili, dalle emozioni dirette, ma sempre evocative. Pubblicato da Eretica, “Fogli”, è una silloge di trentadue poesie scritte dall’autrice tra i venti e trent’anni, uscito a novembre del 2022 e diviso in quattro sezioni: Coordinate eterne, Da vicino, Roma, Commiato.
Nella diversità dei registri, degli argomenti, delle sensazioni che accompagnano il dipanarsi del racconto poetico, esistono dei fili rossi che collegano i diversi componimenti. L’enorme importanza delle pause, date dai versi spezzati con gli enjambement, oppure dalla punteggiatura e le sinestesie, donano un significato diverso agli oggetti o agli ambienti descritti. Le allitterazioni sono ricorrenti, nelle poesie più aspre abbondano suoni duri, ruvidi, in quelle più intime vincono invece le “s” e le “l”, rendendo i versi sinuosi. Quando invece descrive la natura le poesie si fanno più intime e la simbiosi con lo sguardo dell’autrice raggiunge il massimo climax.
La poesia di copertina, “Fogli”, restituisce un’immagine chiave che è quella dell’incisione: è trasversale e abbraccia un po’ tutti coloro che non possono esimersi da scrivere e dal farsi scrivere. È una condizione di molti, coscienti o meno; condizione dell’arte e della sofferenza, che quasi sempre procedono a braccetto.
Un libro che consiglio a tutti coloro che hanno il coraggio d’indagare e cercare in sé stessi gli stessi misteri che si nascondono sulla scogliera del Romito, nella quotidianità, nel caos di una metropoli.
Vittorio Cotronei
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