Tanto belle quanto drammatiche. Scattate a margine dei reportage in giro per il mondo: “Chiamato, in quelle occasioni a documentare tematiche totalmente diverse per riviste, ong, progetti per il Ministero degli Esteri, la mia sensibilità è rimasta colpita dai devastanti effetti dei cambiamenti climatici. E ho scattato. Poi durante la pandemia ho ritrovato queste immagini, oltre 300, un racconto che arriva fino ai giorni nostri. Ne ho fatto una selezione”.
Così è nata + 2° Accelerazione pericolosa, la mostra che si è aperta al Centro Espositivo Comunale di Cecina e che sarà visitabile fino al 29 ottobre.
Fabrizio Sbrana, migliarinese di nascita, è un fotoreporter: nel curriculum 40 anni di carriera e viaggi in tutte le parti del mondo, spesso accompagnato dalla moglie (anche lei giornalista). Il suo è un monito: “La mostra è come un ossimoro. Immagini esteticamente di grande impatto che diventano testimonianze di tanti ‘funerali’ e di una moltitudine di profonde ferite”. Accelerazione pericolosa è quella che subiscono i cambiamenti del clima: “Due gradi centigradi di temperatura in più è il limite che non deve essere assolutamente raggiunto, perché produrrebbe effetti devastanti sulla Terra, gli oceani, l’atmosfera, gli ecosistemi. Effetti che già si vedono ad occhio nudo”.
L’acqua e la siccità sono il focus della mostra: “L’acqua sarà il motivo delle prossime guerre: non il petrolio ma l’acqua”. Dal Nord del Kenia, al confine con l’Etiopia, arriva lo scatto del greto di un fiume in secca con un Turkana che al mattino cerca di scavare in profondità per cercare l’acqua.
“E’ UN simbolo. Ed è l’immagine che dico alle mie figlie di ricordare ogni volta che aprono il rubinetto…”.
Poi c’è quella della donna con i piedi sui sassi roventi. Un tema che emerge subito, anche dalla copertina del catalogo che ritrae una lastra di ghiaccio che si sta fondendo nell’acqua: “Un piccolo iceberg alla deriva”. L’albero nel deserto, altro impatto forte, ma anche il pesciolino completamente a secco: “Questa è una immagine diversa, quasi premonitrice. Perché l’ho scattata nel 1994, nel lago di Vagli prosciugato. E una foto che potrebbe essere fatta oggi in tante parti del mondo”.
“La mia mostra vuole parlare alle nuove generazioni, ai giovani. Stiamo lavorando per portare le scuole in visita. La sensibilizzazione deve passare attraverso i ragazzi”.
Anche i piccoli gesti fanno la differenza
Oltre 30 immagini, stampate su lamina di metallo di grande dimensioni ed esposte, e un ulteriore nucleo presentato in proiezione dentro la mostra.
La mostra resterà aperta dal martedì alla domenica dalle ore 17 alle ore 20 con ingresso gratuito fino al 28 ottobre. A chiusura, il 28, una conferenza incontro con l’autore delle immagini e il direttore delle Campagne di Greenpeace Alessandro Giannì, la mattina dedicata alle scuole e il pomeriggio aperta a tutti.
L’esposizione è promossa e sostenuta da Castagneto Banca, con il patrocinio della Regione Toscana, organizzazione a cura di Acs Art Center e Associazione Culturale Aruspicina.
IL FOTOGRAFO FABRIZIO SBRANA
Fabrizio Sbrana ha lavorato come fotoreporter freelance nell’ultimo ventennio del Novecento collaborando con diverse riviste del settore turistico («Qui Touring», «Geos», «Tuttoturismo», «AFRO» e altre) per poi dedicarsi ad altri progetti fotografici. Dal 1994 è iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti Italiani. Ha collaborato con ONG e con il Ministero degli Esteri documentando progetti di cooperazione in Etiopia, Ghana, Tunisia e Cuba, occupandosi principalmente dei diritti dei bambini e delle donne. Ha presentato i suoi reportages in molte mostre fotografiche realizzando installazioni all’aperto. Tra le sue pubblicazioni si citano: India. Sacralità del Quotidiano, Care Montagne, La Fortezza di Verrucole in Garfagnana, Fabbriche di Careggine. Storia di Genti in terra di Lucchesia.