Una bottega di paese, genuina e accogliente. Dove entri curioso ed esci carico di cose buonissime, con occhi e palato sazi dopo aver scoperto, assaggiato e provato ogni specialità. Trascinato e catturato. È praticamente impossibile resistere ai prosciutti e ai formaggi di Mucci e Staccioli, a Monteverdi Marittimo, come è impossibile opporsi al debordante entusiasmo dei fratelli Carlo e Alessandro e di tutti coloro che “popolano” il negozio.
Di padre in figlio, dal 1949. E non è un caso
Mucci e Staccioli è il tempio del cibo artigianale e dei prodotti tipici toscani, lavorati come una volta. Varcare quella soglia vuol dire lasciarsi andare ai sapori e ai saperi. Noi ci siamo entrati a metà pomeriggio, in un sabato di inizio ottobre. Ti imbatti nel negozio subito, appena arrivi nel centro di Monteverdi Marittimo. E a colpire l’occhio è, all’esterno, le scritte e i cartelli che invitano a visitare la sala dei prosciutti e la grotta di stagionatura dei formaggi. Ti chiedi: “Ma dove saranno?”. Il negozio sembra piccolo e angusto. E superando l’ingresso scopri che è davvero così. È quasi un labirinto, una scatola cinese, carico all’impossibile di tutto e di più. Perché è davvero una bottega di paese, dove puoi comprare qualsiasi cosa.
La sala dei prosciutti è il ‘paradiso’ per chi come me (lo ammetto!) ci vivrebbe letteralmente dentro. Le pareti sono stracolme, il bancone è pronto per l’assaggio di qualsiasi cosa. Tagliato sul momento, al coltello. Filetto, prosciutto, salsicce, mortadella di cinghiale. Finocchiona, capocollo, soppressata, rigatino, salame, lardo. E dal maiale si passa ai salumi di cervo.
Inizi e non finiresti più, accompagnando tutto con il pane fresco e qualche sorso di rosso
Durante la ‘degustazione’ l’occhio cade verso terra, dove sono allineati i sacconi con i fagioli, i ceci, le cicerchie e il farro. Sulle mensole, invece, regnano salse e sottoli.
Già abbondantemente inebriati ci spostiamo nella grotta di stagionatura dei formaggi. Per entrare si scendono un paio di scalini e si deve far attenzione alla testa.
Anche qui scaffali pieni e un piccolo bancone per (ovviamente) assaggiare il pecorino marzolino, il dolce e quello stagionato in grotta.
Le buste si riempiono come per magia (noi portiamo via tutto sottovuoto) e anche il passaggio alla cassa è un’esperienza. Il conto è uno ‘spettacolo’ in sé, tra battute, sconti (veri o presunti non importa), omaggi della casa, l’abilità e la simpatia tipica di quei commercianti che “ci sanno fare”. Ma sul serio.
ATTENZIONE!
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