ristorante Da' Vi'Due mondi e due culture. Una cucina che è voglia di suggerire gusti e sapori. Senza invadenza, a piccoli morsi e a passi sottili. Fabio e Huong, una storia d’amore. Il ristorante ‘Da vi’ è la loro casa. Lui cucina da sempre, da quando aveva 7 anni, e a volte gli capita di farlo per tutta la notte. Si sono incontrati 12 anni fa, adesso hanno due figli, Vittoria e Davide. E un locale con un’identità assolutamente riconoscibile: pesce con contaminazioni vietnamite. Sul lungomare di Cecina. Un posto che non c’era e che da maggio 2020 c’è.

ristorante Da' Vi'“Mia madre lavorava e io tornavo a casa da scuola, che era proprio dietro l’angolo, e mi cucinavo qualcosa. La mia passione arriva a lì. Mentre frequentavo la scuola alberghiera a Rosignano, già lavoravo tra stagioni e fine settimana invernali. Un pomeriggio ho conosciuto Huong. Faceva la cameriera in una pizzeria sul lungomare. Ci siamo incontrati in sala giochi, dopo un mese dal primo incontro eravamo già fidanzati”.

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Huong e il suo mondo, da riscoprire insieme, mano nella mano: “Da piccola Huong vendeva gadget ai turisti. Conobbe una famiglia italiana. La famiglia tornò in Vietnam altre volte e con il tempo, riuscirono ad avere l’affidamento. E’ così che lei è arrivata in Italia, da ragazzina. Poi in Vietnam siamo tornati insieme, a conoscere suo padre Mai. La prima volta, lo ammetto, non mi piaceva nulla. Ho passato una settimana a digiuno. Mai, però, era davvero eccezionale a cucinare.

Il filetto di maiale alla vietnamita è stato il primo piatto che mi ha conquistato

ristorante Da' Vi'E piano piano ho imparato ad apprezzare i condimenti, le zuppe, i risi. Ho imparato le tecniche, le preparazioni, la marinatura… Provare e riprovare, magari anche sbagliando: i miei, i nostri piatti nascono così. Lo dico sempre: io sono il frutto dei miei errori”.

L’ingrediente base è diventato la sapienza ed esperienza di Mai che adesso lavora in cucina, colonna del ristorante accanto a Fabio e alla figlia che si occupa della sala.

ristorante Da' Vi'“L’inizio del ristorante Da’ Vi’ è stato soft, avevamo un po’ di timore come era logico che fosse. La prima stagione cercavamo, quindi, di proporre piatti di mare limitandoci a piccole contaminazioni. Ma la svolta è arrivata veloce, quasi subito: è successo una sera che avevo deciso di proporre il cacciucco, pubblicizzando la cosa per farlo sapere in giro. Alla fine, però, nessuna delle persone che avevano prenotato per cena lo ordinò, preferendo gli altri piatti, quelli più particolari. E’ così che ho deciso di togliere dal menu gli spaghetti alle vongole e fare lo scatto”. Qualcuno ha ritrovato i sapori scoperti in Vietnam, altri ne hanno scoperti di assolutamente nuovi. Una formula che è piaciuta, nonostante tutto: le difficoltà, la pandemia, le chiusure. Inciampi che Fabio ha trasformato in un’occasione per mettere in pratica nuove idee. Come l’asporto cucinato all’aperto.

ristorante Da' Vi'“Nel terzo lockdown, con i ristoranti chiusi, vedevo il lungomare pieno di persone, ed era bellissimo. In quel periodo il mercato poteva svolgersi ugualmente e mi venne, appunto, l’idea di proporre l’asporto cucinandolo in strada. Ho preso una griglia, ottima materia prima e ho iniziato a proporre piatti che fanno in Vietman e che si conservano bene anche a lungo termine. Si è diffusa la voce, la spettacolarità ha fatto il resto. Marzo e aprile abbiamo lavorato tantissimo, sia a pranzo che la sera, dalle 18 in poi”. L’asporto prosegue, perfetto per un pranzo sulla spiaggia.

ristorante Da' Vi'Poi ci sono le cene Vietnam (la prossima è il 25 febbraio) dove l’involtino è ‘fai da te’. E la dolceria di Huong: “E’ bravissima. E così dalle 16 alle 18 offriamo dolci, tè, tisane, d’inverno anche cioccolata calda con panna, a 10 euro. Anche questa idea è piaciuta: adesso dal venerdì alla domenica le persone passano un po’ di tempo con noi anche al pomeriggio. Di fatto, non siamo mai chiusi”.

Ma Fabio è un vulcano, in testa ha già un altro progetto: “Trasformare il baracchino all’esterno in un angolo per chi ama i crudi. Io ogni tanto lo guardo, dalla strada e provo a immaginare come sarà. E chissà che quest’estate non ci riesca”.

 

Photo Massimiliano Londi