Buongiorno dottoressa,
sono la mamma di Anna una bambina di 12 anni con disabilità neuromotoria a seguito delle cure fatte per leucemia. La conseguente disabilità ha comportato un non facile riassetto di vita, aspettative, sogni, e chi più ne ha più ne metta. Il difficile secondo me viene ora che si affaccia all’adolescenza… Una volta arginata l’emergenza “sopravvivenza”, rimane da pensare a quello che sarà il suo futuro, alla sua integrazione nella società, all’accettazione difficilissima da parte del gruppo dei pari, far sì che possa non essere e sentirsi sola. Esiste un supporto per noi genitori? Come è possibile innescare un processo simile nella società, che non siano interventi fine a se stessi ma che riescano ad innescare un piccolo seme di cambiamento?
Grazie di cuore, Alessandra
Carissima Signora,
purtroppo nel nostro territorio mancano dei “centri di aggregazione disabili”: i CAD. Nella mia esperienza professionale posso garantire con certezza che queste realtà sono indispensabili per adolescenti, giovani adulti ed adulti con disabilità più o meno grave. L’adolescenza è un periodo della vita assai complicato, per un ragazzo/a con disabilità il tutto si amplifica, i vissuti sono più intensi e marcati e la famiglia molto spesso si trova ad avere difficoltà nel gestire questo enorme cambiamento. In questi casi specifici è di fondamentale importanza l’aspetto “educativo” ovvero delle figure professionali competenti nel settore che aiutino questi ragazzi a sviluppare le loro autonomie e a prendersi cura di loro stessi; ma non solo: i centri di aggregazione disabili (ad esempio nel territorio milanese) organizzano: concerti, feste, pizzate, eventi, gite, corsi di pittura, teatro e chi ne ha più ne metta. Sono centri nei quali questi ragazzi possono coltivare le loro potenzialità e sviluppare abilità ricreative; inoltre sono contesti dove è possibile lavorare affinché questi ragazzi possano sviluppare le loro autonomie e prendersi cura di loro stessi, ad esempio: imparare a gestire i soldi, l’igiene personale, le faccende domestiche, a cucinare etc …
Mi sono sempre posta la domanda: “un domani, senza genitori, questi ragazzi saranno lasciati soli?” E questo credo sia un punto interrogativo che una sana comunità si dovrebbe porre.
Il gruppo è indispensabile, per il ragazzo, e perchè permette ai genitori di fare rete
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Per un adolescente con disabilità il “gruppo” è indispensabile perché questo offre un continuo rapporto di scambio, socializzazione, confronto, amicizia e da ancora più valore al lavoro individuale e familiare. È importante creare dei luoghi dove questi giovani stiano insieme e soprattutto imparino insieme perché credo fortemente che il gruppo, in certi campi, è già un fattore terapeutico e restare in un contesto di cura individuale può risultare troppo restrittivo e limitante per la crescita di questi ragazzi. I genitori sicuramente hanno bisogno di un supporto psico-educativo in contesti definiti e con personale competente e soprattutto, così come i loro ragazzi “crescono” in un contesto di gruppo, anche loro possono “unirsi” e cercare di confrontarsi più spesso, questo sempre all’interno di un contesto “guidato” e supportato da figure di competenza. Quello che mi sento di dirle è che sarebbe molto bello riuscire a creare un contesto di gruppo molto simile al CAD anche nel nostro territorio, laddove le istituzioni non arrivano è importante lavorare così da creare delle realtà utilissime per questi ragazzi!
Spero di essere stata d’aiuto
Un caro saluto
Linda