Respirare, meditare, ascoltare se stessi ed essere più consapevoli. Vi dico la verità, io cos’è la mindfulness non lo avevo ben capito. Mai provata. Ho fatto fatica anche a fare yoga, perché questa storia “di svuotare la mente” l’ho sempre trovata una cosa troppo faticosa. Poi vi abbiamo raccontato dello studio Koinè aperto da Giada Perini, psicologa, e Saverio Cassarà, massaggiatore olistico, e ci siamo dette, perché non provare?

Quindi mi sono tolta le scarpe, mi sono fatta spiegare da Giada cos’è la mindfulness e l’ho provata. E ne sono uscita con alcune consapevolezze, un po’ di conferme e altre nuove: che si può meditare anche se si è incazz… come una bestia, che il “sono fatto così” non vale come giustificazione, che i pensieri che mettono ansia ci sono, ma ci sono pure quelli belli, basta sapere dove trovarli e tirarli fuori al momento giusto. E che se riuscissi a prendermi del tempo, ogni giorno, per respirare nel modo giusto, probabilmente mi capirei meglio.

minDfulness significa consapevolezza della mente, pienezza della coscienza. Entrare in contatto con quello che abbiamo dentro

cos'è la mindfulnessGiada è prima di tutto una psicologa. Ha un Master in Neuropsicosomatica clinica ed è iscritta alla Scuola di specializzazione in psicoterapia cognitiva-evoluzionista. Nel suo studio in pieno centro pedonale offre percorsi di sostegno psicologico e utilizza, durante la seduta, secondo necessità, tecniche di Mindfulness. Che tradotto significa consapevolezza della mente, pienezza della coscienza. E’ una pratica laica anche se nasce dalla spiritualità tibetana, ed è stata introdotta in Occidente negli anni Settanta. Ha precisi protocolli che hanno svariati obiettivi, dalla riduzione dello stress, della tendenza alla depressione, alla gestione dei disturbi alimentari. Giada applica un protocollo psicosomatico che comprende una serie di tecniche pratiche di consapevolezza del respiro, “si tratta di stare attenti alla pulsazione del proprio corpo, tramite il respiro si espande il proprio corpo”.

Pubblicità

l’obiettivo non è svuotare la mente o rilassarsi. ma capire se stessi e gestire le reazioni

“E’ un invito ad applicare un atteggiamento intenzionale, di sospendere la valutazione, di mettere attenzione al qui e ora, momento per momento”. Io le metto le mani avanti, svuotare la mente non mi riesce. Ma Giada mi rassicura. “Come fai a svuotare la mente? Non è questo l’obiettivo, anzi. La mente vaga ed è normale ma nel momento in cui sei concentrato sul tuo respiro riesci a capire meglio cosa c’è nella tua mente, e nel tuo corpo, ed entri in contatto con quello che c’è. Non si fa mindfulness per rilassarsi. Può succedere, ma è un effetto come tanti”. Ebbene sì, si può anche meditare incazz.. come una bestia.

siamo fatti così? agiamo e reagiamo per schemi. ma gli schemi possiamo anche cambiarli

cos'è la mindfulness“La rabbia può esserci, è un’emozione come tante. E’ potentissima, e può essere distruttiva ma anche costruttiva. L’obiettivo della mindfulness è entrarci in contatto, capire in che punto del corpo si trova, accettare questa realtà senza mettere in atto reazioni automatiche. Spesso reagiamo per schemi appresi, quasi in modo automatico. E invece no, possiamo anche cambiare il nostro modo di rispondere agli eventi”. In pratica, il “sono fatto così” è definitivamente bocciata come giustificazione. E qui devo dire che inizio ad apprezzare fortemente la mindfulness…

“Non facciamo miracoli, non è la panacea a tutti i mali. Ma potenzialmente può funzionare con tutti. Io l’ho conosciuta grazie ad un amico, che mi ha obbligata a provarla, in un periodo della mia vita in cui stavo male e mi ha aiutato molto”. E per chi fosse scettico ci sono anche studi pubblicati su PubMed. “A me non servivano studi pubblicati per la conferma. Io l’ho testata su me stessa e ha significato conoscermi ed entrare in contatto con tutto quello che sono e che provo”. Tutta questione, probabilmente, di disponibilità a mettersi in gioco, di quanto si fa resistenza e di quando si è pronti a superare dei blocchi. E dopo 20 minuti che ne parliamo già mi rendo conto che faccio caso al mio respiro, che lo controllo, un po’ come quando fai un’immersione subacquea e l’aria che ti arriva dal respiratore non ti sembra abbastanza e ti concentri sul tuo respiro, come se non fosse più una cosa naturale. E’ il momento giusto di provarla.

mi siedo a terra, chiudo gli occhi e seguo la voce di giada

cos'è la mindfulnessSeduta a terra, su un cuscino, a gambe incrociate con le ginocchia appoggiate. Trovo la mia posizione comoda. Devo solo chiudere gli occhi, o fissare un punto a terra, ascoltare la voce di Giada e seguire le sue indicazioni. L’ho fatto per 15 minuti. Ho respirato, “spostato il respiro” in vari punti del corpo. Ho vagato con la mente, perchè in effetti non farlo è impossibile, Giada se ne è accorta probabilmente e mi ha invitato a focalizzare qual era il pensiero in quel momento, a imbottigliarlo e a metterci un’etichetta, il mio era un “pensiero bello”, l’ho etichettato e messo da parte, poi sono tornata lì, al punto che avevo scelto per “sentire meglio il mio respiro”. Ho etichettato qualche altro pensiero, “cose da fare”, “cosa che mi mette ansia”, e li ho messi lì. Non è stato semplice, per me che non sto mai ferma. Però per 15 minuti mi sono fermata e quando mi sono rimessa le scarpe e ho salutato Giada sapevo esattamente dov’erano e com’erano imbottigliate tutti i pensieri che avevo incontrato in quel quarto d’ora. E potevo scegliere quale andare a stappare. Ovviamente “cose da fare” è stato il primo, quello “cosa che mi mette ansia” è lì, lo so, prima o poi stappo anche quella. Ma tanto ho “pensiero bello” pronto.