“L’amore non è dare ma essere aperti. Tale apertura deve essere in primo luogo verso se stessi, poi verso l’altro” ci dice Alexander Lowen in Paura di Vivere.
Parlare d’amore è un tema certo inflazionato, cosa non è stato detto sull’amore? Che cosa ognuno di noi potrebbe dire di più importate se non la propria esperienza personale e unica? Quando penso all’amore, all’atto di amare e all’innamoramento allora penso anche a Lowen. Forse non è molto romantico, lo so, ma è essenziale nella mia esperienza clinica e personale. L’amore è un tema di vita che riguarda ognuno di noi, riguarda gli esseri umani, gli animali, l’evoluzione della vita stessa.
Parlare d’amore per me è parlare della possibilità di entrare in relazione con la vita in un modo particolare, con interesse e curiosità, con una disposizione d’animo aperta che è accompagnata da quella spinta motivazionale che ci porta a gettare lo sguardo sui particolari e a guardarli, come si fa nella Mindfulness, con la “mente del principiante”, con un atteggiamento intenzionale e privo di giudizio che osserva senza dare soluzioni, aprendosi all’ascolto di quello che c’è.
Parlare d’amore è parlare di aperture
Nella visione di Lowen aprirsi all’amore è qualcosa che accade nel corpo, un cedere, se utile e necessario, delle nostre difese cognitive, emotive e muscolari. Se questo avviene allora il corpo può respirare più ampiamente e incontrare l’altro nell’intimità: con la vicinanza fisica, come con gli abbracci, con la vicinanza sessuale ed emotivo-affettiva. Quindi se amare è aprirsi e in particolare è apertura di sé a se stessi e all’altro nella relazione, allora il primo atto d’amore è un atto di conoscenza, un atto di interesse verso chi siamo ed è anche un atto di condivisione, di apertura e incontro nell’intimità.
Ma quali sono gli ingredienti dell’amore? E Che differenza c’è tra innamorarsi e amare?
Per rispondere a queste domande faccio riferimento ancora alla Mindfulness, in particolare all’atteggiamento di apertura e interesse. La capacità di innamorarsi non è limitata alle sole relazioni di coppia, ma riguarda un modo di entrare in relazione con la nostra esperienza, con tutto ciò che facciamo. Per innamorarsi dobbiamo avere la possibilità di essere sufficientemente intimi con noi stessi, sufficientemente aperti e curiosi. Non ci possiamo innamorare di un partner o di una attività se siamo chiusi, difesi, arrabbiati o scarichi energeticamente ed emotivamente.
Come si costruisce l’intimità? Direi con la vicinanza, con il contatto fisico, emotivo ed anche con la comprensione. L’intimità è quella vicinanza che sperimentiamo anche quando sentiamo dolore, quando possiamo starci vicini perché siamo innamorati di noi e aperti alla nostra esperienza.
Innamorarsi allora è la prima fase di un percorso di amore. Amare è un verbo, è un’azione, è qualcosa che si fa, non si ama in astratto, non si ama nei pensieri, anche se ci possono essere pensieri di amore, si ama nei fatti e soprattutto nelle relazioni, anche nella relazione con noi stessi, con il proprio figlio, genitore e anche con il proprio gatto, cane o pesce rosso, se ce lo abbiamo. E sì, anche con la persona che ci sta accanto.
Possiamo dire allora che innamorarsi e amare richiedono degli ingredienti:
- Apertura, nel senso in cui ne abbiamo parlato sopra, infatti amare, prima ancora che dare, significa essere aperti, cioè liberi dalle difese che attiviamo contro l’espressione delle nostre emozioni
- Intimità: fisica, affettiva, sessuale. Intimità è vicinanza, è possibilità di stare in contatto con quello che c’è, così come si fa nella Mindfulness e come ci dice nei suoi libri e articoli la psicoterapeuta Nicoletta Cinotti di cui avremmo occasione di parlare in nuovi post.
- E aggiungiamo un ingrediente, il desiderio, inteso come tendere verso qualcosa che ci manca e che rimanda dunque a una giusta distanza da conservare per mantenere la vitalità del nostro interesse.
Apertura, intimità, desiderio: non è una formula magica, non è la soluzione ai nostri problemi
Ma è forse una mappa, un insieme di suggerimenti di cui possiamo tenere conto per affrontare un tema che pervade la nostra vita e che ci è caro, forse più di ogni altra cosa.
Perché, come avevamo detto nell’apertura della rubrica con Brunori Sas, alla fine dai, di che altro vuoi parlare?
Giada Perini è psicologa, laureata in Psicologia Clinica e riabilitazione e in Filosofia, psicoterapeuta in formazione presso la Scuola di specializzazione Cognitivo-Evoluzionista (ecco come l’abbiamo conosciuta!). A lei abbiamo chiesto di tenere una psicorubrica su Emozioni e Relazioni
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