fibroconvivenza fibromialgiaFibromialgia e gravidanza: c’è bisogno di fare chiarezza! Ecco alcune informazioni e linee guida per una pianificazione consapevole. Ci pensa la nostra sofrologa Valentina Renda Puzzuoli.

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“Sebbene ci siano ancora pochi studi che si accentrano sul tema fibromialgia/gravidanza, tuttavia esistono delle evidenze della patologia sulla base delle quali alcune strutture sanitarie (soprattutto quelle inglesi) consigliano alle donne che vogliono diventare mamme, alcune linee guida: vediamole insieme.
Il primo fattore da considerare quando si pianifica una gravidanza è certamente il trattamento farmacologico a cui si è sottoposti.
Non tutte le donne fibromialgiche sono sottoposte a pressanti cure farmacologiche, ma nel caso ci sia assunzione di farmaci è necessario concordare con il medico curante l’eventuale interruzione, sostituzione o diminuzione degli stessi, in modo da salvaguardare il nascituro.
Il secondo fattore da considerare, non meno importante del primo è come si intende vivere la gravidanza ed il dopo gravidanza.
Sappiamo ormai su base scientifica che c’è una forte correlazione tra il dolore cronico ed il benessere inteso come qualità della vita, sarebbe quindi controproducente per noi stesse ed i futuri figli, pensare di programmare una gravidanza senza porre attenzione alla cura per noi stesse ed all’ascolto del nostro corpo.
Sulla base di svariate testimonianze i pareri sul peggioramento o miglioramento delle condizioni fisiche in gravidanza sono discordanti, ma nella maggior parte dei casi la sintomatologia si riduce nella prima fase della gravidanza, presumibilmente grazie all’emissione dell’ormone della relaxina, per poi risalire nell’ultima fase della gravidanza a causa di una scarsa produzione (rispetto a soggetti sani) di serotonina.
Tuttavia, questa parte di oscillazione del dolore da più a meno, rispetto alla stanchezza ed alla confusione mentale, sono condizioni altalenanti che ogni fibromialgico conosce molto bene anche senza essere in gravidanza.

fibroconvivenza fibromialgiaSchematizzando, quali sono le azioni da compiere in concreto se si decide di allargare la famiglia?

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• Discutere l’eventuale situazione farmacologica con il medico
• Fondamentale nella fase gestazionale ancora più di sempre è l’attività fisica leggera e mirata come la sofrologia dedicata, lo yoga prenatale, i corsi di nuoto preposti, lunghe passeggiate all’aperto
• Terapie di rilassamento muscolare profondo come ad esempio i rilassamenti guidati sofrologici o le meditazioni guidate post attività fisica
• Porre molta attenzione all’alimentazione avvalendosi della dieta già attuata normalmente per la condizione fibromialgica e quindi eliminando o riducendo sensibilmente tutti quegli alimenti che possano contribuire ad aggravare stanchezza ed infiammazione
• Limitare lo stress anche concentrandosi su una buona qualità del sonno, come già spiegato nell’articolo precedente la melatonina può essere un alleato in questo

Di fatto alla donna fibromialgica non è preclusa l’esperienza della maternità basta affrontare questa nuova avventura con grande consapevolezza.

La criticità vera e propria solitamente non si palesa durante la gestazione ma dopo.
Il sonno notturno, già piuttosto problematico per una donna fibromialgica, potrebbe subire ulteriori sbalzi a causa delle necessità del neonato, è quindi opportuno chiedere aiuto al partner o a familiari o a persone di fiducia per poter riposare durante il giorno e prevedere di recuperare l’energia.
L’allattamento per una donna fibromialgica potrebbe essere un momento spiacevole a causa dell’aumento della tensione mammaria e della sensibilità al dolore, pensarci prima potrebbe voler dire abituarsi all’idea di utilizzare il latte artificiale come sostituto di quello materno, questo assicura al bebè un buon apporto nutrizionale e mette comunque la mamma nella condizione di prendersi cura di sé.
Ricordarsi che il proprio benessere è fondamentale e bisogna in ogni caso mantenerlo e metterlo al primo posto se si vuole NON solo partorire ma ANCHE crescere uno o più figli.

In base alla mia personale esperienza, la gravidanza è stata il periodo più bello ed in totale assenza di dolore. Non ho allattato al seno ma mia figlia è comunque cresciuta sana e ben nutrita. Ho chiesto aiuto per il post gravidanza a parenti ed amici in modo da potermi riposare. Non ho MAI smesso di fare esercizi che mi aiutassero a sciogliere la muscolatura ed evitare così accumulo di nodi e tensioni. I rilassamenti dinamici e guidati che insegno, all’epoca mi hanno aiutata a gestire i normali sbalzi di umore, soprattutto nelle fasi down evitandomi così fasi depressive che spesso accompagnano il post gravidanza.

Gli stessi esercizi, il continuo ascolto del mio corpo e la consapevolezza che per essere madre prima di tutto è necessario prendersi cura di noi stesse mi ha portata allo stesso punto di molte madri sane: a vivermi questa bellissima avventura giorno dopo giorno, anno dopo anno, insegnando a mia figlia ed allo stesso tempo imparando da lei.
Qualsiasi scelta si decida di portare avanti (mamma sì o mamma no) è bene approfondire quelle che per noi potrebbero essere le criticità, in modo da affrontare serenamente e consapevolmente l’avventura che ci siamo prefisse di vivere“.

Per saperne di più
Fibromyalgia and pregnancy – management for patients, NHS.uk
Pregnancy outcome in patients with fibromyalgia syndrome, NIH.gov

Valentina RenDa Puzzuoli: chi è

fibroconvivenza fibromialgiaAd 11 anni ho iniziato ad avere forti dolori che solo a 31 sono stati diagnosticati come dolori endometriosici e conseguenti interventi chirurgici. Prima erano catalogati come dolori psichici, o addirittura inventati. Sono cresciuta senza sapere cosa avessi, vivendo la mia vita meglio che potevo.

Ho studiato a Firenze e sono diventata restauratrice di affreschi, poi l’ho anche insegnato, ma a fianco alla mia patologia se ne sono sviluppate altre. Ho continuato fino a che ho potuto nel mio lavoro aiutandomi oltre che con la medicina anche con la Sofrologia, tecnica psico corporea che mi ha permesso di mantenere un grande equilibrio ed una buona gestione del dolore. Dopo il terz’ultimo intervento, incredibilmente rimango in stato interessante senza aiuti farmacologici.

La gravidanza procede bene, ma al momento del parto devono fare un cesareo. Dalla sala operatoria esce mia figlia in ottimo stato di salute, ma io prendo un’infezione che porterà una febbre a 42,7 vicina alla morte e all’incapacità di comunicare. Fui considerata in coma. Ricordo che mi aggrappai con tutte le forze alle tecniche imparate per gestire il dolore, cercavo solo di visualizzare il mio cervello in modo da tenere i neuroni sempre attivi: adesso avevo una figlia! I dolori tuttavia aumentavano ed appena uscita dall’ospedale ecco anche la diagnosi di fibromialgia e artrite: decisi allora che avrei studiato non solo per me, ma anche per persone che come me si trovano ad affrontare patologie invalidanti e poco conosciute. Negli anni mi sono laureata anche in tecniche e scienze psicologiche, sono diventata arteterapeuta, naturopata, sofrologa, caunselor, operatrice per la stimolazione cognitiva e specialista in linguaggio e comunicazione nella relazione di aiuto.

Il dolore cronico non si può sconfiggere se legato a patologie importanti, ma si può gestire, si può trasformare una bestia feroce in un compagno di viaggio.