Escursionismo, natura, storia e leggende: questo è ciò che può offrirvi la “Carrozza der Gambini A.P.S.“. Una serie di proposte di percorsi per scoprire la Val di Cecina.
In collaborazione con loro, nasce l’idea di proporvi un itinerario per scoprire i “ponti fantasma” alla Riserva Naturale di Caselli, parte della storia mineraria della zona della Val di Cecina.
Chi sono e com’è nata la “Carrozza der Gambini”
Carrozza der Gambini è nata circa 12 anni fa grazie all’idea di due persone, Paolo e Stefano, da sempre appassionate del territorio, di tradizioni e di boschi, che hanno voluto provare a fare lunghe camminate per risolvere alcuni problemi di salute.
I due colleghi hanno iniziato, perciò, ad intraprendere percorsi sul territorio della Val di Cecina. Hanno cercato di raggiungere anche luoghi che non sapevano dove fossero, utilizzando cartografie, notizie, vecchi libri, e sono stati tra i primi “utilizzatori” del GPS, una tecnologia informatica che, al tempo, risultava all’avanguardia!
Dall’unione di tutto questo e dalla passione per la fotografia e per il mondo dell’informatica, è nato il sito web “carrozzadergambini.it“, che ha lo scopo di valorizzare e far riscoprire il territorio della Val di Cecina.
Quattro anni fa è nata, quindi, ufficialmente l’Associazione Carrozza der Gambini A.P.S, regolarmente iscritta alla Federazione Italiana Escursionismo.
Le escursioni
L’obiettivo delle escursioni di Associazione Carrozza der Gambini A.P.S è quello di far conoscere il territorio della Val di Cecina.
Il modo di camminare durante le uscite è diverso rispetto a quello delle altre associazioni: per gli altri, “cammino” è soprattutto attività fisica. Le escursioni con Carrozza der Gambini pongono invece sempre molta attenzione alla terra, ai minerali, ai corsi d’acqua, alla storia del territorio. Un cammino più lento e consapevole, che suscita curiosità. Un cammino in cui si fanno scoperte e si raccolgono dati, reperti, fotografie.
Dagli ultimi anni le escursioni vengono guidate da Paolo e Stefano con l’aggiunta di Anna Moratti, che nutre un notevole interesse per le piante, i fiori e la storia naturale del territorio.
La loro proposta: un itinerario alla Vecchia ferrovia del Ritasso
Un percorso tra i più interessanti e affascinanti della zona, invitante per la sua semplicità e accessibilità e soprattutto per la ricchezza della storia mineraria.
Con i suoi 8 km di lunghezza e un leggero dislivello, può essere comodamente percorso in 3 ore.
“Percorriamo in auto la Strada Prov. 18 da Casino di Terra in direzione Canneto e una volta giunti all’incrocio della Gabella continuiamo per 5-6 km. Attraversiamo la strada e la percorriamo indietro, finché troviamo il percorso “Anello di Castiglione”, dove una carrareccia ci porterà verso il torrente Sterza.
Dopo circa 600 m., arrivati alla riva del torrente, risalendo la sponda verso destra, troviamo il punto in cui il Ritasso affluisce nello Sterza e proprio qui cerchiamo un passaggio per immetterci poi in un sentiero abbastanza battuto e pianeggiante.
Proseguendo per circa 1,5 Km incontriamo una grande trincea scavata a colpi di piccone nelle rocce ofiolitiche, prima evidente testimonianza del percorso della vecchia ferrovia. Proseguiamo per un centinaio di metri per osservare, tra la fitta vegetazione, diverse discariche di minerali di calcedonio e magnesite, resti dell’attività mineraria che si svolgeva in questa zona.
Ritorniamo all’incrocio lasciato poco prima, continuando per circa 150 mt, per arrivare al piccolo Fosso di Malentrata, che, malgrado la sua modesta portata d’acqua, ha scavato e modellato, nel tempo, un intreccio di solchi sinuosi e profondi, fino a scendere ripidamente per gettarsi nel Ritasso.“
Si arriva così al primo dei tre ponti dell’antica ferrovia della lignite, per ora il meno pericolante che, anche se in completo abbandono, non ha perso il suo fascino e la sua maestosità.
“Proseguiamo ancora il nostro itinerario, fino a trovare una deviazione che ci porterà al secondo ponte, il più alto. In questo punto, il percorso prosegue in ripida discesa su scalini sottoposti al deterioramento, che talvolta lasciano insidiosi spunzoni metallici nascosti tra la vegetazione. Qui bisogna stare molto attenti!!! Raggiunto il letto del torrente, subito scorgiamo sopra di noi la sagoma dell’ardito ponte che ci sovrasta, mentre ci accingiamo a guadare il Ritasso tra la bella vegetazione ripariale.”
Per raggiungere il terzo ponte ferroviario, dobbiamo deviare e continuare per 200 mt. Attraversato il Ritasso, ci troviamo davanti ai resti del ponte. A questo punto, è consigliabile proseguire ancora per qualche centinaio di metri fino alla “Steccaia”, uno sbarramento per la ripresa dell’acqua del torrente che serviva al funzionamento dei mulini. Non lontano le pittoresche cascatelle creano un ambiente caratteristico con i loro salti d’acqua cristallina.
Per chi fosse interessato, il link per accedere al percorso di ‘Acquaferrata’: ITINERARIO