Un territorio magico, dove tutto si traduce in vino. La Doc Bolgheri: un universo fatto di piccoli e grandi pianeti di assoluta eccellenza. Mare e colline, vento, salmastro e luce. Campo alle Comete è una delle new entry, ‘arrivata’ in zona solo nel 2016. Azienda giovane di Castagneto Carducci, totalmente biologica, con una storia ‘altrove’ a fare da fondamenta. E’ il sogno (avverato) della famiglia Capaldo, che in Campania guida Feudi San Gregorio. Il terreno è quello che fu della famiglia Guicciardini Strozzi: 26 ettari dai quali nascono il Bolgheri Rosso Doc “Stupore”, fiore all’occhiello, e oggi anche il Bolgheri Superiore Doc “Campo alle Comete”.
L’atmosfera è sognante. La cantina circolare – pensata come fosse un osservatorio – sembra un’astronave atterrata sul campo, il tunnel verde porta il visitatore in vigna regalando preziose zone d’ombra, le etichette sono firmate dall’illustratrice Nicoletta Ceccoli, che ha saputo ricreare l’atmosfera onirica che si respira quando i campi si popolano di lucciole. Ma se l’incedere fiabesco dell’immagine suggerisce sogno e lentezza, il lavoro che sta dietro a quest’azienda non è solo privo di pause ma anche ad alta tecnologia. E in vendemmia si nota ancora di più.
Cantine aperte. A raccontare i vini di Campo alle Comete (antico toponimo che indicava l’area come punto privilegiato per osservare le stelle) è Lucia Telesca, lucana trapiantata sulla Costa degli Etruschi che oggi si divide tra l’amministrazione e la naturale indole a comunicare, tra il lavoro e la voglia di scoprire i sapori della terra d’adozione. Lucia Minoggio è invece il nuovo direttore, entrata in carica da giugno, giovane enologa con un bagaglio di esperienze sviluppate anche in contesti internazionali, tra Francia, California e Nuova Zelanda. Nove dipendenti e un potenziale di crescita straordinario.
La visita. Prima il giro tra i filari (vecchi e nuovi) dove l’inizio della vendemmia quest’anno è scattato il 26 agosto (‘anticipo’ necessario visto che in questo 2021 lo sviluppo vegetativo delle vigne è passato da una primavera piuttosto fresca a un’estate calda e molto secca), poi la sosta dal ‘balcone’ che si affaccia sui macchinari in attesa dei grappoli e la tappa in cantina. La produzione: 110-120 mila bottiglie all’anno. Poi si passa alla degustazione nella saletta ‘arredata’ con i disegni sognanti di Nicoletta Ceccoli.
La degustazione. Si parte con il vermentino che è il primo vino che arriva in cantina e rappresenta il 10% della produzione. “Stupore” è il secondo bicchiere. E’ il più conosciuto, rosso intenso e rotondo, affinato per 12 mesi in tonneau e barrique di rovere francese: Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah. Ideale per accompagnare salumi e formaggi stagionati, in abbinamento con carni rosse grigliate, salsicce ed agnello.
Terzo assaggio: il Bolgheri superiore, altro vino di punta a prevalenza cabernet. Ventiquattro mesi di affinamento in tonneau, 14 gradi e mezzo, colore intenso e impenetrabile. Perfetto con gli antipasti di terra, si sposa bene con le carni rosse alla griglia e la selvaggina.