La foto simbolo che lo condurrà fino al Vada Photo Festival 2023 è quella delle spiagge bianche di Vada, ritratte dall’elicottero, con i disegni della corrente sottomarina perfettamente visibili proprio perché catturati da quota altissima e con un obiettivo particolare. Massimo Sestini, fotoreporter pratese di fama internazionale con una infinità di “avventure” da raccontare, sarà protagonista di uno dei talk più attesi in programma: appuntamento il 27 agosto alle 21.30 al Giardino della Torre del Faro. Giusto un pit stop prima di ripartire al seguito della Amerigo Vespucci nel suo meraviglioso giro del mondo.
Massimo Sestini, vincitore nel 2015 del prestigioso premio “World Press Photo”, la raggiungerà nuovamente nella tappa di Santo Domingo. Altre foto aeree, altri punti di vista inediti, carichi di emozione come quelli che andranno a comporre il calendario 2024 della Polizia di Stato. Dodici foto, che si preannunciano spettacolari, con paesaggi mozzafiato e scorci suggestivi tra i più belli d’Italia.
Il suo primo scoop nel 1984: gli scatti all’interno del rapido 904 subito dopo l’attentato. Poi c’è stato il famoso bikini di Lady Diana, i funerali di Casiraghi e poi ancora le immagini di enorme impatto come quella dell’autostrada sventrata dopo la strage di Capaci nel ’92, la Concordia adagiata su un fianco, dopo il naufragio, il barcone carico di migranti. Quest’ultimi tutti scatti aerei. Il suo modo di fotografare. Nel tempo è cambiato profondamente. Un’evoluzione necessaria nell’epoca in cui tutti fotografano tutto con gli smartphone?
“È vero, oggi fotografano tutti e sono anche dei fotografi pazzeschi con strumenti potentissimi e app che sanno usare alla perfezione. La differenza sta nel non limitarsi a fotografare l’eruzione del vulcano dal bordo, magari con il tramonto all’orizzonte”.
Lo scatto diventa sorprendente anche per lo stesso fotografo?
“Certamente. Faccio un esempio: sono in Umbria, per un progetto legato al tabacco. Realizzando le fotografie aeree, all’alba, colgo geometrie inattese. Ho scoperto una serie di cose che mi costringeranno a ritornare”.
Come ha iniziato?
“I miei primi passi: in viaggio con papà che era spesso all’estero per lavoro. Avevo 11 /12 anni e una macchinetta fotografica da 50mila lire. Dopo un po’ cominciai e sviluppare in camera oscura a casa, leggere i giornali fotografia. I primi scatti ai concerti rock negli anni Ottanta. La mia prima mostra si intitolava ‘Un diciassettenne e il suo obiettivo”.