“Cosa dovrà aspettarsi il pubblico da voi due insieme?”
“Ah, boh. Non lo so…”
Il bello (uno dei tanti) di Bobo Rondelli: l’imprevedibilità. Questa volta moltiplicata per due perché sul palco sarà con un compagno di avventura di quelli che non sai mai fino a dove si spingerà: il citofonatore Andrea Rivera. Uno spettacolo ogni volta diverso, ad alta dose di improvvisazione: “Beckett’aspetti? Non ci prenderanno mai” sabato 25 gennaio alle 21.15 al Teatro Ordigno di Vada.
La novità
L’incontro pubblico con il cast dello spettacolo sabato 25 alle 17.45 (ingresso libero). Porteranno il loro saluto il sindaco Claudio Marabotti e l’assessore alla cultura Giulio Rotelli. Modereranno Franco Santini, direttore artistico dell’Ordigno e la giornalista Elisabetta Arrighi, che introdurranno Rondelli e Rivera.
Come vi siete conosciuti tu e Andrea?
“Sono tanti anni… se non ricordo male eravamo al Premio Gaber. Ora è un bel po’ che si fa questo spettacolo a giro”.
Due anime affini? Vi siete incontrati e riconosciuti?
“Mah, ariete e pesci. Siamo belli diversi, ma magari si funziona proprio per questo. Certo è che io, a volte, mica lo capisco lui…”.
E quindi come sarà questo spettacolo?
“C’è una traccia ma anche tanta improvvisazione. Io con le mie canzoni, lui con la sua satira politica. Di solito, lui attacca e io gioco più in difesa. Anche perché, ormai, io sono un comunquista… come dico nella canzone dell’ultimo album. Sognavo comunista, mai stato qualunquista…. e alla fine… C’è un senso di inutilità generale. Si parla, si parla… Anche le guerre sembrano partite di calcio. Poi ora è tornato anche Trump… con il suo amico Musk. Si starà a vedere… il problema è che dureranno chissà quanto…. Mah”.
Soluzioni è inutile cercarle? E allora che si fa?
“Si torna a cantare le canzoni degli anni Cinquanta, quelle del post fascismo. Ripartiamo da Elvis”.
Oltre allo spettacolo c’è il disco, “Storie assurde”, e i live. Come stanno andando?
“A Milano è stato un tutto esaurito, sono contento. Ora c’è Roma”.
Ti diverti ancora sul palco?
“E’ sempre meglio che andare a lavorare, mantengo gelosamente il mio atteggiamento bambino. Se diventasse un lavoro perderei tutto il bello. A me piace anche l’ispirazione fine a se stessa, la fantasia che rimane tale. Però, è vero, che mi piace anche raccontare qualcosa di mio”.
Beckett’aspetti?
Non ci prenderanno mai
Due uomini si trovano senza conoscere il motivo sotto processo. O forse, visto il loro passato e presente artistico il perché’ lo si può’ immaginare! Il loro dialogo è rappresentato da battute improvvisate, canzoni e monologhi tragicomici, cercando disperatamente una via d’uscita dal loro stato o, meglio, dal loro Stato. Ma la loro condizione riguarda solo se stessi o anche il pubblico presente e assente? Lo spettacolo assomiglia ad un Processo Kafkiano o forse ricorda Aspettando Godot e infatti la domanda che pongono a sé stessi ed al pubblico ogni sera è la seguente: “Beckett’aspetti?” Ma di una cosa sono convinti: quelli che vogliono comandarci e che vogliono certi spettacoli innocui… Non ci prenderanno mai!
Durata: 1h 15’
Biglietti QUI