In riferimento agli articoli usciti sulla stampa e alla discussione in Consiglio Comunale sulla possibilità di riservare spazi per gli ormeggi ai pescatori all’interno del porto Marina Cala de’ Medici, l’Amministrazione del porto intende chiarire alcuni punti.
Ribadisce innanzitutto la disponibilità, come già ribadito più volte, a partecipare ad un tavolo di negoziazione con le Pubbliche Amministrazioni di competenza allo scopo di adeguare le mutate necessità della portualità rispetto al periodo 1980-1990, quando il porto è stato progettato. La previsione del quadro conoscitivo del master plan dei porti si applicherà infatti solo alle nuove future concessioni demaniali marittime portuali, non alle esistenti, o quando quelle attuali andranno a scadenza (media regionale tra il 2040 e 2080).
“La linea di indirizzo è di valutare una futura modifica delle concessioni da monofunzionali a polifunzionali – spiega l’Amministratore Delegato del porto e presidente del Consorzio Marine della Toscana Matteo Italo Ratti -. È in questa modifica che si inserisce la possibilità di estendere le funzioni della marina e accogliere anche delle aree di banchina per funzioni diverse dal diporto, come il trasporto passeggeri e la pesca ad esempio”. L’atto che sancisce la modifica da “monofunzionale” a “polifunzionale” è la concessione demaniale, e non la convenzione al quale è un atto che indica i tempi e le azioni da svolgere in accordo tra le parti. Quest’ultima serve solo per normare i processi e gli atti ma non autorizza l’utilizzo della struttura per funzioni differenti. Si tratta però di un percorso che dipende da più amministrazioni competenti.
“I porti generalmente non sono interessati alla modifica da monofunzionale e polifunzionale; tuttavia, all’interno di una rimodulazione della concessione che tenga in considerazione anche le mutate necessità della gestione portuale secondo un mercato sempre più internazionale, esigenze di adeguamento funzionale e energetico e la definizione dei costi “incerti”, si ritiene che possa aprirsi un tavolo di negoziazione di ambito regionale se non nazionale”.
Altra questione che deve essere presa in considerazione è che la modifica delle funzioni del porto (da monofunzionale a polifunzionale) comporta delle modifiche dei piani ormeggi e dell’assetto portuale e laddove non ci siano aree idonee, esse dovranno essere adeguate, e se le aree sono già assegnate ad altre funzioni, queste dovranno essere oggetto di misure compensative. È necessario quindi capire e definire chi dovrà farsi carico della copertura dei costi.
Attraverso la rimodulazione delle attuali concessioni, ossia adeguando il piano finanziario originario che ha generato l’ammortamento finanziario dell’investimento e quindi la durata della concessione, si potrebbero anticipare le modifiche previste dalle linee di indirizzo regionali. Ma per poter avviare questo iter le concessionarie di porti turistici devono dimostrare i mutati investimenti e le differenze di costi di gestione rispetto alle previsioni dei piani finanziari originali che hanno generato il procedimento di erogazione della concessione demaniale secondo il principio “investimento = costi / ricavi = durata”.
A questo proposito l’AD Ratti sottolinea che “i costi di gestione sono influenzati dai costi indipendenti dalla gestione caratteristica quale il peso economico di imposte e tasse. Attualmente in tutto il Paese sono in corso numerosi contenziosi su questi temi e questa incertezza dilata i tempi per poter avviare il percorso di rimodulazione”.
Percorso che deve quindi prima passare dalla definizione di accordi quadro nazionali per i tavoli di concertazione. “E anche per questo in Toscana è stato costituito il Consorzio Marine della Toscana e tutte le associazioni di categoria sono impegnate su questa argomentazione” aggiunge. “Per arrivare all’obbiettivo si tratta di intraprendere un percorso che dipende non solo dal comune, ma da più amministrazioni competenti: servono l’adozione del nuovo Master Plan regionale quale parte integrante del PIT (che ora è solo il masterplan: quadro conoscitivo), la modifica del Piano Operativi dei comune, e solo dopo si potrà avviare il percorso di rimodulazione della concessione con tutto l’iter di legge previsto”.
“I tempi di questo percorso, come ben si può comprendere non sono immediati. E in ogni caso – fa notare l’AD Ratti – una volta che l’iter sarà concluso, i soggetti che potranno rientrare in queste previsioni, dovranno rientrare in processi di assegnazioni mediante bandi pubblici o nel nostro caso, privati e concorrere comunque alle spese portuali che sono inerenti alla funzione di “Marina”, poiché non sono strutture sin dall’origine studiate per accogliere le funzioni diverse da diporto”.