Non ha l’età per i rimpianti oggi Gigliola Cinquetti, 15 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e 60 anni di carriera da quel Festival di Sanremo del quale è ancora la più giovane vincitrice in assoluto.
“Ho una grande capacità di dimenticare le cose spiacevoli. Sono cresciuta così, con un’educazione anche dura ma con la felicità e l’amore per la vita che sono quasi un dovere morale. Il vittimismo non mi è mai appartenuto, come i lamenti. Non ne avevo l’età prima, figuriamoci adesso”.
Con l’età semmai è arrivato un senso di libertà e la capacità di godere delle cose che succedono e dell’affetto delle persone, lo si capisce anche dal suo libro, ‘A volte si sogna’, una ‘non autobiografia’, che Gigliola Cinquetti racconterà nella conversazione con Paolo Mieli, a La Forza delle Idee sabato 31 agosto alle 21:30, nella cornice del parco del Castello Pasquini.
“Quando il successo arriva e sei così giovane come lo ero io può essere anche fuorviante. Ti chiedi ‘quanto durerà’, a volte anche ‘ma cosa vogliono questi da me’. Capita se sei investito da qualcosa che è più grande di te quando ancora non hai deciso nulla. Ora che so che il futuro è passato, vedo tutto con occhi diversi”.
Ma nel libro, scritto in terza persona, romanzato, non si parla solo dei successi. “Sarebbe stato un noiosissimo elenco. Il successo nel libro c’è, è inevitabile, fa parte della mia vita e l’ha condizionata. Non uso la prima persona perchè questo mi ha permesso di scegliere cosa raccontare e cosa no, e di parlare delle tante Gigliola che ci sono e ci sono state. Non l’ho scritto per i fan, anzi, mi piace l’idea che finisca nelle mani ‘sbagliate’, che piaccia a prescindere”.
Vita e carriera si fondono, nel libro e non solo. E il bilancio non può che essere positivo. “Fatico però a fare una classifica dei momenti più belli, oggi come oggi sul podio finirei per mettere il presente”. Come il ritorno al Festival di Sanremo, l’emozione di cantare ancora una volta, 60 anni dopo, ‘Non ho l’età’ su quel palco. “Ma altrettanto straordinario è stato il ritorno all’Eurofestival. E’ stato come chiudere un cerchio e tutto quello che c’è dentro è stato bellissimo”.
Le classifiche non le piacciono, ma anche perchè su un ipotetico podio non ci sarebbe posto per tutti i momenti memorabili. “Penso al concerto per i miei 70 anni, a Parigi, bellissimo. O a quello di quest’anno con l’orchestra sinfonica di giovanissimi talenti diretti da Roberto Molinelli che ha riarrangiato i miei successi. Ma anche a tutte le volte che sono tornata in Giappone, Paese con cui ho un rapporto particolarissimo. Ci sono stata con mia madre, poi da sola, con mio marito. Anno dopo anno ho visto i miei fan che crescevano, prima avevano i brufoli, poi li ritrovavo con i figli e adesso con i nipoti. E’ stato bellissimo attraversare le generazioni e c’è un concerto indimenticabile a Tokyo che è diventato anche un album”.
Il filtro con cui Gigliola Cinquetti guarda al passato è sempre quello: della gioia. Lo sguardo è più distaccato quando le viene chiesto del presente della musica italiana. A quanta distanza c’è tra quella ragazzina che cantava all’Ariston e i giovani cantanti oggi. “Io sono sempre stata innamorata dell’essenzialità e credo che la semplicità non sia una forma di modestia, ma una sfida, anche difficile. E la sobrietà una forma di orgoglio. Ho sempre pensato di poter fare a meno di orpelli. Ma allora era proprio diverso l’obiettivo. Per noi era la vendita del disco e voleva dire un’unica canzone che però doveva essere perfetta, tanto da far ascoltare quel vinile all’infinito, fino a consumarlo. Oggi l’obiettivo è creare un flusso ininterrotto di musica destinato alle grandi folle ma capisco che i ragazzi amino cose diverse”.