Imparare a fare pausa. Quando c’è aria di vacanze capita di correre e affrettarsi, così forse da arrivare prima al fatidico giorno in cui finalmente possiamo staccare la spina, per così dire. Ci lasciamo alle spalle il lavoro, gli impegni, le responsabilità. O almeno queste sono le aspettative talvolta.
Quando arriviamo in questa fase dell’anno sembriamo affrettarci più che nel pieno dell’autunno, quando anche il clima forse è più congeniale al lavoro. A metà luglio, proprio come adesso, il nostro pensiero solitamente vira verso le cosiddette ferie. Almeno per chi non è tra quei lavoratori stagionali, quelli grazie ai quali gli altri possono farsi le vacanze. Sì, perché c’è qualcuno che pensa a loro, a noi.
Ma alla fine neanche in vacanza ci fermiamo: per paura di perdersi qualcosa
Andare in vacanza, ecco l’obiettivo che spesso ci prefiggiamo per fare pausa dal lavoro e dalle responsabilità quotidiane. Poi finisce che in vacanza lavoriamo proprio allo stesso modo, non perché ci portiamo dietro le incombenze, ma perché ci promettiamo di fare tutto quello che possiamo fare, vedere tutto quello che c’è da vedere. Uno degli scopi? Non perdersi niente. Una delle motivazioni? La paura di perdersi qualcosa. Ecco, iniziamo ad avere delle opportunità. Possiamo iniziare a farci domande semplici ma funzionali a ristrutturare i nostri obiettivi e a capire meglio le nostre motivazioni.
Come dicevo, quando arriviamo a metà luglio è naturale avere voglia di una pausa, siamo in una fase dell’anno in cui anche fisiologicamente il nostro corpo e il nostro sistema nervoso sono saturi, hanno bisogno di riequilibrarsi e potersi allontanare dalle fonti di stress per tornare a quello stato che, secondo la Teoria Polivagale di Stephen Porges che si basa sull’evoluzione biologica del nostro sistema nervoso, si chiama Sistema di ingaggio sociale.
Si tratta di un sistema fisiologico e psicologico-relazionale in grado di attivare comportamenti di affiliazione e vicinanza, di collaborazione e aiuto reciproco. Quando questo Sistema è all’opera ci sentiamo sufficientemente al sicuro, siamo coinvolti attivamente ma in modo rilassato nella nostra vita e nella relazione con l’altro, con gli altri. Il Sistema di ingaggio sociale implica l’attivazione di quella parte del percorso del Nervo Vago (detto così perché vaga nell’organismo irradiando vari organi tra cui il cuore, l’intestino e risale verso il volto) che si chiama attivazione Ventro-vagale. Quando la parte ventrale del Vago è attiva noi siamo in uno stato di benessere, di rilassatezza attiva, il nostro sistema è connesso agli altri e alla vita. Troviamo una piacevolezza di fare quello che stiamo facendo, senza affrettarci ed entrare nell’ottica del fare. No, qui possiamo essere, prima di fare. O forse possiamo essere mentre stiamo facendo.
Si tratta di fare le cose con presenza, con un’attenzione rilassata ma vigile, senza sforzi. Quando siamo in questo stato abbiamo l’opportunità di praticare pausa. Di goderci il presente e non metterci sulla linea di partenza per arrivare per primi, chissà dove poi. La cosa che mi piace di questo tipo di attivazione fisiologica e relazionale è che il sistema di difesa, quello che ci mette sull’attenti per combattere o fuggire e il sistema di estrema difesa come il congelamento (quando ci immobilizziamo per la paura) o il collasso (fino allo svenimento), qui non servono. Certo rimangono sempre disponibili per la nostra salvaguardia e sopravvivenza, ma sono sotto soglia, come se potessimo dire a noi stessi, stai tranquilla, stai tranquillo, qua sei sufficientemente al sicuro. E allora la nostra motivazione cambia. Non dobbiamo più correre per paura di non goderci la meritata pausa dal lavoro, ma possiamo chiederci che cosa ci aiuta, che cosa ci permette di stare in questo stato di rilassamento attivo, dove possiamo essere presenti a noi stessi e alla relazione mentre facciamo quello che ci piace.
Proviamo allora a vedere che cosa ci può sostenere al fine di imparare a fare pausa, anche quando in pausa dal lavoro ci siamo già o ci stiamo per andare.
Qui si tratta di imparare a regolare il nostro stato di attivazione psicofisico, imparare a regolare l’attivazione energetica (il quantitativo di energia del corpo), regolare l’attivazione emozionale e cognitiva, cioè a gestire in modo più funzionale possibile i pensieri che ci passano per la testa.
Possiamo intanto iniziare a vedere quali risorse abbiamo. Ci sono le risorse corporee, come ad esempio il respiro, che ci aiuta a regolarizzare il battito cardiaco, così che se ci capita di sentire il cuore che si affretta e percepiamo uno stato di lieve ansia possiamo concentrare la nostra attenzione sul respiro e usare una tecnica che a volte aiuta, come quella di contare fino a 4 nell’inspiro e fino a 5 o a 6 nell’espiro. Qui il nostro obiettivo è allungare l’espirazione, cosa che ci aiuta a riportarci nello stato di attivazione Ventro-vagale di cui dicevamo sopra. Oppure possiamo usare l’esercizio fisico moderato se ci sentiamo pesanti e scarichi, ognuno con i suoi tempi e modalità, senza superare i propri confini personali e rispettare la propria struttura e i propri limiti. Questo ci può aiutare a ritrovare energia e sentire il corpo più attivo con un conseguente senso di maggiore padronanza di noi stessi.
ALLENIAMOCI A PRENDERCI DELLE PAUSE TUTTI I GIORNI
Passiamo poi alla regolazione delle emozioni. Qui siamo in un terreno delicato, ognuno deve conoscersi bene e non ci sono prescrizioni generali valide per tutti. Tuttavia possiamo dire che ci può aiutare proprio il fare Pausa intenzionalmente come esercizio quotidiano, prendersi un po’ di tempo per chiudere gli occhi e portare attenzione al proprio mondo emotivo, chiedersi con quali emozioni iniziamo la giornata, fare un check a metà del giorno e prendendosi di nuovo un momento prima di dormire. Questo ci aiuta a monitorare il nostro stato emozionale, diventare più consapevoli e eventualmente poter agire non in modo impulsivo ma con più coscienza delle emozioni che muovono le nostre azioni, parole e gesti. Così che piano piano possiamo imparare a renderci conto di come agiamo e abbiamo maggiori possibilità di tornare all’attivazione del sistema Ventro vagale che ha fibre afferenti agli organi sopradiaframmatici e che guida i muscoli del volto, del cuore, dei polmoni e della faringe e sostiene la nostra capacità di esprimere le emozioni con l’espressività del volto, con la voce e con il respiro.
Infine vediamo cosa fare con i pensieri. Forse ci può aiutare fare delle piccole note, dove ci scriviamo che tipo di pensieri abbiamo in mente. Ci sono i pensieri sul passato, su quello che è successo e che ancora ci attiva e ci tiene nel rimuginio mentale, poi ci sono i pensieri sul futuro, magari in vacanza ci capita di pensare già al rientro e di non goderci il momento presente, oppure ci sono i dialoghi mentali, come se più voci nella nostra mente sostenessero una conversazione. Ecco, annotare la tipologia dei pensieri ci aiuta nella presa di consapevolezza e forse anche nel lasciar andare il pensiero senza continuare a seguirlo e svilupparlo.
Forse allora possiamo usare le nostre vacanze, ovunque saremo (anche a casa perché no), per tornare a noi stesse, a noi stessi e goderci il momento presente.
Possiamo però anche chiederci che cosa ci porteremo via da questa pausa vacanze, magari la consapevolezza che fare Pausa non è una volta all’anno quando siamo esauriti dallo stress, ma è possibile anche quotidianamente, forse a dosi più piccole, ma con l’intenzione di tornare alla nostra attivazione del sistema Ventro-vagale ogni volta che ci allontaniamo e andiamo in tensione o perdiamo troppe energie.
Quindi chiediamoci, che cosa mi sostiene a rimanere qui? Che cosa mi aiuta ad abitare uno stato di benessere personale e relazionale dove non devo fare ma posso essere il più possibile vicino a quello che mi fa stare bene con me stesso, con me stessa e con gli altri?
Le domande rimangono aperte, abbiamo forse un po’ di tempo per la Pausa e per esplorare le risposte. Senza cercarle con sforzo.
Giada Perini è psicologa, laureata in Psicologia Clinica e riabilitazione e in Filosofia, psicoterapeuta in formazione presso la Scuola di specializzazione Cognitivo-Evoluzionista (ecco come l’abbiamo conosciuta!). A lei abbiamo chiesto di tenere una psicorubrica su Emozioni e Relazioni
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