Riparbella è un borgo dipinto, sgargiante di colori e di storie. In queste settimane si è trasformato in un cantiere artistico e il frutto di questo percorso sono una serie di nuovi bellissimi murales (che si aggiungono a due già esistenti). Esempio di arte urbana che, non solo è perfettamente incastonata nel centro storico, ma anche in grado di raccontare il mondo, le tradizioni e l’anima di un paese. È così che Riparbella si candida a diventare la nuova meta dei ‘cacciatori’ di street art e firme prestigiose.
Domenica 6 ottobre il taglio del nastro e il primo tour attraverso angoli, piazze e strade. Una festa con tanti cittadini, ospiti, autorità, musica e il vino delle cantine del territorio, in collaborazione con la Proloco che ha organizzato anche i tour nelle cantine.
A trasformare Riparbella ci ha pensato il festival “La Collina della Fiabe”, voluto e promosso dal Comune di Riparbella e realizzato grazie a Start Attitude e al curatore Gian Guido Grassi. Un festival che ha saputo mettere in dialogo passato e presente attraverso le facciate, creando una sorta di galleria a cielo aperto per la creazione della quale ha contribuito tutta la popolazione. Le opere sono nate, infatti, proprio dall’incontro e dallo scambio: nessun bozzetto preliminare, artisti ‘in ascolto’, l’ispirazione che ha trovato nutrimento nel vissuto.
Il progetto
È stato realizzato con il finanziamento della Regione Toscana, ideato e curato da Start Attitude e Gianguido Grassi, in collaborazione con la Proloco di Riparbella.
Il percorso
In Piazza Matteotti si incontrano due lavori, disposti uno di fronte all’altro. L’opera di Daniel Muñoz propone una grande mappa ideale del borgo che si estende sull’ampia facciata orizzontale sopra il bar. Verde e grigio per raccontare “Memoria e desiderio”, questo il titolo dell’opera. La società riparbellina viene rappresentata con i suoi luoghi di ieri, oggi e domani, luoghi del cuore, vissuti dalle persone comuni o immaginati, luoghi non presenti abitualmente nella topografia. Il murale è, infatti, il risultato di un ampio percorso partecipativo che ha visto un susseguirsi di incontri tra l’artista e la popolazione, dagli anziani del paese ai ragazzi delle scuole. A quest’ultimi il compito di ‘inventare e collocare’ i luoghi del desiderio come il monumento all’amore per il calcio.
Sul lato opposto dominano i colori sgargianti di Gio Pistone che ha ritratto sulla facciata i Tre Lari. La storia, anche in questo caso, scava nelle radici del borgo: l’edificio ospitava, infatti, in passato il- Palazzo di Giustizia e nella via adiacente c’erano le carceri. Due elementi che, come ha raccontato la figlia della proprietaria durante l’incontro con l’artista, hanno diffuso una sensazione di negatività agli abitanti della casa ovvero i nonni e i bisnonni. Di qui la richiesta di rappresentare qualcosa che esorcizzasse quella negatività. Non solo colori brillanti e accesi ma anche tre figure sulla sommità: i Lares familiares, protettori della casa
Il percorso prosegue con Piazza Borgo di Sotto, dove un edificio, affidato a Zed 1 (pseudonimo di Marco Burresi), diventa una tela dove lo stile fiabesco e surreale che caratterizza il lavoro dell’artista è perfettamente riconoscibile. Il soggetto anche qui nasce dall’incontro con i cittadini, in particolare con Severino, che abita nella piazza, e Ignazio, proprietario del muro. E dalle storie del paese: l’opera è stata ispirata dalla consuetudine, raccontata dalla Duse e da Severino, di accendere fuochi nella piazza nel giorno di Sant’Antonio. Sul fuoco veniva messa una pentola nella quale si scioglievano nell’acqua i piombini delle cartucce dei cacciatori. La figura che ne usciva indicava alle giovani donne da marito chi sarebbe stato il futuro sposo. In pratica, una sorta di arte di divinazione popolare tutta riparbellina. Nella pentola Zed 1 ha poi voluto ritrarre un cinghiale, elemento importante della tradizione gastronomica di Riparbella.
Il muro di Moneyless si trova in piazza Marconi. Un lavoro dai colori caldi ed esplosivi, che gioca su texture e riflessi creando una vibrazione che richiama alla musica. Alle spalle c’è l’astrattismo di Kandinsky, rielaborato con la libertà e l’energia tipica dello stile di Moneyless. Lo stabile risalente al 1930 ospitava la scuola di Riparbella: Moneyless è, quindi, l‘unico artista che ha lavorato su bozzetto in collaborazione e sinergia con la Soprintendenza. E sempre in tema musica: nell’occasione il Comune di Riparbella ha ufficializzato l’intitolazione della piazza al tenore riparbellino Gaetano Bardini.
In Piazza Baldasserini si trova il murale (già decretato il più amato dai bambini) firmato dall’argentino Zosen Bandido e dall’artista di origini giapponesi Mina Hamada. Una composizione di forme e colori, che accoglie i visitatori all’ingresso del paese in una zona di intenso passaggio, in cui emergono gli elementi distintivi di Riparbella, a partire dal vino, personaggi ed elementi naturali. Nuvole, sole, calici, biciclette che rappresentano il borgo e tutti i suoi abitanti.
Infine, il lavoro sul muro di cinta della scuola di via Gramsci, nato grazie al percorso che ha coinvolto i bambini della Scuola Primaria. Sono stati gli studenti a ‘progettare’ la decorazione grazie alla collaborazione con Giacomo Martellacci, artista originario di Riparbella che da anni vive in Belgio, e all’esperienza di Arianna Martucci, direttamente impegnata sul campo.
I murales si vanno ad aggiungere a due opere realizzate in precedenza (“La Gioia” in Via di Piazzetta-Piazza della Madonna e “Universo Riparbella” in via della Noce).