COME UN’ONDA CHE SI TUFFA SULLO SCOGLIO di Giorgio Bernard è un libro che tutti nella Costa degli Etruschi, dovrebbero leggere, non solo gli appassionati di calcio, per conoscere “La vera storia di Roberto Tancredi”.
“Bello come un’onda che si tuffa sullo scoglio”.
Così fu definito dalla Gazzetta dello Sport, Roberto Tancredi, classe 1944 nato a Ponteginori e cresciuto a Rosignano Solvay, portiere anche della Juventus e direttore sportivo del Livorno Calcio. Giorgio Bernard, nel suo libro edito da Felici Editore, racconta la vita di un “uomo normale”, non certo una montagna di muscoli come gli atletici portieri odierni, che con abnegazione, carattere e sacrificio, dopo una lunga trafila nelle giovanili e gavetta nelle serie minori, è riuscito a coronare il suo sogno: difendere i pali della Juventus e perfino giocare la finale di Coppa delle Fiere, l’ultima, prima della definitiva scomparsa.
La vita di Tancredi è quella che proprio Boniperti, cinico presidente che poco signorilmente lo cedette al Mantova, avrebbe definito “Una vita a testa alta”: Roberto infatti incrocia, a muso duro, il proprio cammino con quello di veri miti come Gigi Riva, Sivori, Cruijff, Charlton, Haller, Causio.
Giorgio Bernard è magistrale nel narrare le partite più importanti della sua carriera, ripercorrere le gioie, le delusioni, i difficili rapporti con la stampa, l’incombente fantasma di Dino Zoff che la Juventus voleva acquistare a tutti i costi, l’infortunio provocato dal suo ex compagno Fabio Capello, la tragedia di Armando Picchi che lui ebbe come allenatore e poi la carriera di Direttore Sportivo nel “suo” Livorno, con cui fu amore a prima vista già da calciatore. Il tutto idealmente raccontato dal protagonista da dietro il bancone di un bar di Caletta.
Sfogliando le pagine di questo libro si sente la voce orgogliosa di un uomo leale, l’odore di canfora degli spogliatoi, i tacchetti che sfrigolano nel sottopassaggio, i contratti siglati con una stretta di mano, il fango, il freddo, le botte.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo, Roberto Tancredi e osservando quello sguardo fiero di uno che ancora, a quasi ottant’anni, non ha mollato di un centimetro, mi vengono in mente le parole dello scrittore Premio Nobel Albert Camus “Dopo tanti anni in cui il mondo mi ha concesso molte esperienze, ciò che so con maggiore certezza sulla moralità e sul dovere lo devo al calcio”.