Un’amica che ti conosce profondamente, uno specchio che riflette ogni angolo nascosto dell’anima. Un rifugio in cui sentirsi sé stessa, superando ogni barriera. Teresa Sansoni scrive poesie, “Uno sputo di terra è la mia casa” è il titolo della sua prima raccolta, pubblicata nel 2022. Lo “sputo” è il borgo di Canneto, “un paesino di 200 anime”, teatro di un’infanzia “felice e libera”, dove Teresa ha vissuto fino all’età di 20 anni, per poi trasferirsi a Cecina.
“La scrittura mi accompagna da sempre. Avevo 10 anni quando ho iniziato il mio primo diario, raccontavo le emozioni che accompagnavano le mie giornate”. Scrittura e lettura, due passioni: “Adoro i libri, proprio come oggetto”. Da toccare e ammirare.
“Dopo aver completato gli studi al liceo scientifico, mi sono iscritta all’università: due anni di Lingue. E poi varie esperienze. La più bella? Lavorare in un centro di accoglienza per immigrati a Piombino”. Adesso Teresa ha 27 anni e frequenta un corso biennale di turismo a Follonica. La poesia è arrivata nella sua vita intorno ai 19-20 anni “dopo un periodo turbolento. In quella fase ascoltavo molta musica rap degli anni ’90, quella underground. E cercavo di replicare le rime baciate. Poi un giorno un incontro casuale con un libro di poesia ha cambiato tutto: Guido Gozzano, trovato nella libreria di mia madre. Sono rimasta impressionata dal modo diretto in cui la poesia ti colpisce, una manciata di versi che raccontano un mondo. Ho ricontattato la mia professoressa di Lettere del liceo, chiedendole un consiglio su un testo da leggere. Mi ha indicato il Canzoniere di Umberto Saba. Ho iniziato a lavorarci sopra…”.
Ed è nata “Poesia”, contenuta in “Uno sputo di terra è la mia casa” (edito da Gatto Merlino).
POESIA
Mangiamo, / però insieme / non come sempre / separati. / Sommersa / nell’oscurità, / da montagne / di carta / bruciata, / di notte dormo / con una penna / in mano. / Se incido / le mie / lacrime / sgorga / nettare / di fata.
Lo stile di Teresa è in continua evoluzione: “Dopo il primo libro, ho iniziato a lavorare sulla metrica e sulle figure retoriche, imparando la ‘grammatica’ della poesia”. A darle ispirazione (anche) i versi del greco Costantino Kavafis, “Itaca” su tutti.
E anche Teresa ha la sua Itaca…
FRAGILITA’
Percepisco la mia esistenza a occhi chiusi e cuore aperto / sono una naufraga in un mare di menzogne / la mia vita è arida come fragile tufo / la mia Itaca è trovare un altro labirinto / un gomitolo di illusioni / sul fondo di un bicchiere di cristallo. / La felicità è il sorriso di un pescatore / affranto.
Emozioni e parole, sempre. Un universo che confluirà, a breve, in un racconto autobiografico che sarà pubblicato a fine anno per le Edizioni Sensoinverso di Ravenna.